
Lo schema Ponzi è una delle truffe finanziarie più famose e diffuse al mondo. Deve il suo nome al suo ideatore, Charles Ponzi, truffatore che seppe convincere tanti investitori a seguirlo con la promessa di rendimenti radipi ed elevati.
Nella storia molte persone sono state vittime di questa truffa, perché lo schema (chiamato piramidale) è capace di reggersi in piedi per molto tempo se se sostenuto dall’ingresso di nuove vittime.
In Italia lo schema Ponzi è illegale e la pena può arrivare anche alla reclusione. Ma gli episodi sono all’ordine del giorno e con l’avvento delle nuove tecnologie oggi gli schemi piramidali possono imprigionare milioni di persone anche online.
In questa guida esploreremo come funziona uno schema Ponzi, alcuni esempi recenti (es. il caso 2139 Exchange legato alle crypto) e come difendersi.
Cos’è lo schema Ponzi?
Lo schema Ponzi è una truffa in cui i profitti promessi agli investitori non provengono da attività reali, ma dai fondi di nuovi investitori.
Il nome deriva da Charles Ponzi, un immigrato italiano che all’inizio del XX secolo mise in atto uno dei primi schemi di questo tipo negli Stati Uniti. Ponzi prometteva rendimenti del 50% in soli 45 giorni investendo in buoni postali internazionali.
Anziché investire il denaro, il truffatore lo accumula per sé e quando un cliente vuole ritirare del denaro gli viene effettivamente concesso (in tutto o in parte). Ma non sono proventi da investimento, sono semplicemente soldi di altri.
Le prime vittime dello schema Ponzi ricevettero effettivamente dei guadagni. E questo convinse altre persone ad affidare a trader i propri soldi: nessun altro garantiva rendimenti simili in così poco tempo.
L’abbaglio del guadagno
Questo è un punto importante della truffa: i primi che entrano nel meccanismo possono davvero incassare dei profitti. Tuttavia, i soldi che Ponzi restituiva ai tuoi clienti non erano frutti di buoni investimenti, era semplicemente il denaro di nuovi investitori.
Alla fine, però quando non riuscì più a trovare nuovi partecipanti per sostenere i pagamenti, il sistema Ponzi crollò e il truffatore venne arrestato.
Il punto chiave è questo: in uno schema Ponzi i primi a entrare possono ottenere dei benefici, e questo può indurre i partecipanti (anche involontariamente) a portare dentro altre persone, che continueranno ad alimentare la truffa.
Il sistema piramidale
Il funzionamento di uno schema Ponzi è perfettamente rappresentabile con uno schema a piramide, tanto che nel tempo il termine “schema piramidale” è diventato quasi sinonimo di Ponzi.
All’estremità della piramide troviamo la società che architetta la truffa, che inizia a mettere sotto di sé le prime vittime. L’obiettivo di partenza è fare in modo che tutto funzioni: chi è coinvolto non deve sospettare di nulla, anzi deve guadagnarci qualcosa.

In questo modo la voce si può spargere, forte di testimonianze positive e del passaparola, e lo schema Ponzi può espandersi.
La continua presenza di nuovi ingressi crea via via i livelli della piramide. Ogni livello inferiore che nasce andrà a reggere quelli superiori con l’apporto di nuova liquidità.
I guadagni dei vecchi investitori vengono pagati utilizzando il denaro dei nuovi partecipanti. Questa struttura può rendere lo schema sostenibile, poiché richiede un afflusso continuo e crescente di nuovi investitori menterrà il sistema in funzione.
Come funziona lo schema Ponzi?
Il funzionamento di uno schema Ponzi è relativamente semplice ma molto subdolo. Gli step sono sostanzialmente quattro:
- Attrarre gli investitori;
- Pagare i primi profitti;
- Espansione del sistema;
- Collasso inevitabile.
Attrazione
L’organizzatore dello schema propone un’opportunità di investimento molto attraente, spesso promettendo rendimenti superiori a quelli offerti dai mercati tradizionali. Ad esempio, potrebbe garantire un rendimento del 10% al mese, un tasso ben al di sopra di qualsiasi investimento sicuro e realistico.
Remunerazione dei primi investitori
Per convincere ulteriormente gli investitori e guadagnare fiducia, l’organizzatore paga effettivamente i primi rendimenti promessi. Tuttavia, questi pagamenti non provengono da profitti reali, ma dai soldi investiti da nuovi partecipanti. Questo crea l’illusione di un investimento redditizio.
Accumulo di vittime (e capitale)
Man mano che i primi investitori parlano ad amici e parenti dei loro “successi”, nuovi investitori vengono attratti dallo schema. Il sistema continua a funzionare fintanto che ci sono abbastanza nuovi entranti per coprire i pagamenti ai vecchi investitori.
Collasso della truffa
Alla fine, lo schema raggiunge un punto in cui non ci sono più nuovi investitori o il numero di investitori che richiedono il rimborso dei propri fondi supera il denaro disponibile. In quel momento, l’organizzatore non è più in grado di pagare i rendimenti promessi e lo schema crolla, causando perdite significative per la maggior parte dei partecipanti.
Esempi famosi di schema Ponzi
Bernie Madoff, il caso più famoso
C’è stato un tempo in cui Bernard Madoff era considerato un mago della finanza. Un’autorità. Un uomo rispettato. Ma dietro la facciata elegante e rassicurante, si nascondeva la più grande truffa piramidale della storia moderna. Era il dicembre del 2008 quando la sua macchina si fermò, improvvisamente. L’FBI dovette mobilitare quindici agenti speciali per indagare sull’enormità del caso, e quello che emerse fu sconvolgente.
Madoff non era nato truffatore. Aveva cominciato nel 1960 come market maker, un’attività del tutto legittima. Poi aveva lanciato una società di consulenza per investimenti. I primi clienti erano arrivati grazie al suocero, un contabile affermato. Ma una scommessa finanziaria andò male. Madoff perse una somma importante e decise di coprire quella perdita. Non con trasparenza, ma con finzione. Iniziò a creare operazioni false, simulando rendimenti inesistenti. Era l’inizio di un gigantesco schema Ponzi.
Nel tempo, attirò capitali da investitori di tutto il mondo. I guadagni promessi venivano pagati con il denaro dei nuovi clienti. Un classico meccanismo piramidale. Ma più la base si allargava, più diventava fragile. Alla fine, tutto crollò e Madoff venne arrestato. Il tribunale lo condannò a 150 anni di carcere. Aveva messo in piedi una truffa da oltre 65 miliardi di dollari. Circa 12 vennero recuperati, ma per molti dei suoi clienti i danni erano già irreversibili.
Mavrodi e MMM in Russia
Negli anni Novanta, un altro famoso schema Ponzi esplose in Russia. Si chiamava MMM, era guidato da Sergei Mavrodi e fece perdere i risparmi a milioni di persone (tra i cinque e i dieci milioni, secondo le stime).
Ogni giorno, la società raccoglieva milioni di dollari vendendo azioni al pubblico. L’andamento del titolo veniva comunicato regolarmente sui media, con una coreografia studiata per alimentare fiducia e ottimismo.
Nel suo ufficio, Mavrodi teneva contanti a sufficienza per riempire intere stanze. Il denaro fluiva come mai prima. L’effetto MMM fu contagioso. In Russia nacquero decine di società simili: Tibet, Chara, Khoper-Invest, Selenga, Telemarket, Germes. Tutte promettevano rendimenti impossibili. Una di esse arrivò a garantire, sulla carta, un ritorno annuo del 30.000%.
Il governo cercò di intervenire. Nel giugno del 1994, il presidente Boris Yeltsin firmò un decreto per tutelare gli investitori dalle pubblicità ingannevoli. Pochi giorni dopo, il Ministero delle Finanze dichiarò che MMM aveva emesso titoli non registrati. Il 22 luglio, la società venne inserita in una lista nera. Era la fine dello schema. Ma per milioni di persone, anche la fine dei propri risparmi.
Mavrodi, tuttavia, non si fermò. Nel 2011 tornò con “MMM Global”, questa volta puntando a Paesi in via di sviluppo, soprattutto in Asia e in Africa. Prometteva rendimenti mensili del 30%. Ancora una volta, la promessa era troppo bella per essere vera.
Il caso Giuffrè in Italia
Anche l’Italia ha avuto la sua esperienza con questo tipo di frodi. Negli anni Cinquanta, il caso Giambattista Giuffrè fece scalpore. Un’operazione che ricalcava lo schema Ponzi, ma in un contesto nazionale ancora poco abituato a riconoscere certe dinamiche. Fu un segnale d’allarme per il sistema finanziario italiano.
I nuovi schemi piramidali, dal trading alle crypto
Oggi gli schemi Ponzi non appartengono solo al passato. Si ripresentano con nuove forme, nuove tecnologie, nuovi nomi (2139 Exchange l’ultimo che abbiamo trattato). Ma la logica resta la stessa: promesse di rendimenti straordinari che nascondono fragilità strutturali e, spesso, vere e proprie frodi. La storia lo ha già mostrato, più volte, in diversi angoli del mondo.
Un caso celebre è OneCoin, una presunta criptovaluta promossa come rivoluzionaria ma che si rivelò essere uno schema Ponzi su scala globale. Ruja Ignatova, truffatrice bulgara dietro OneCoin, attirò investitori da tutto il mondo con la promessa di alti profitti nel mercato delle crypto.
In realtà, non esisteva alcuna vera blockchain dietro OneCoin, e gli investitori persero miliardi di dollari quando lo schema crollò nel 2017. Ignatova scomparve e rimane ancora latitante.
Uno schema Ponzi può spesso iniziare con buone intenzioni o come un tentativo di far fronte a difficoltà finanziarie temporanee, ma rapidamente diventa insostenibile, portando a danni economici diffusi.
Lo schema Ponzi è legale?
No, lo schema Ponzi è vietato in Italia. Chi lo promuove rischia conseguenze pesanti sia dal punto di vista penale che da quello civile. Lo stabilisce una normativa precisa, la legge n. 173 del 2005, un testo che disciplina le vendite multilivello e che disegna il confine, netto, tra marketing lecito e meccanismi truffaldini.
Secondo l’articolo 5 della legge, ogni attività basata esclusivamente sul reclutamento di nuovi membri è proibita. Il legislatore non contesta la possibilità di costruire reti di vendita, ma interviene quando il guadagno non nasce dalla vendita effettiva di beni o servizi. Il punto critico è proprio questo: nello schema Ponzi, i soldi non arrivano da un’attività produttiva reale, ma dal continuo ingresso di nuovi investitori.
L’articolo 6 dello stesso testo fornisce ulteriori indicazioni per identificare gli schemi illeciti. Un’attività è sospetta quando promette guadagni fuori scala, ben oltre quelli che si possono ottenere nei mercati tradizionali. Oppure quando il sistema di remunerazione è basato, in modo evidente, sul reclutamento di altri partecipanti. È una struttura piramidale: chi è in alto guadagna solo se altri, più in basso, continuano a entrare.
Il promotore può essere accusato di truffa, ai sensi dell’articolo 640 del Codice Penale e le pene possono arrivare fino a tre anni di reclusione (salvo aggravanti), oltre al risarcimento del danno per tutte le vittime coinvolte.
Chi organizza o partecipa attivamente a una struttura piramidale rischia una multa che va da 100.000 a 600.000 euro. In più può essere disposto l’arresto, con una durata compresa tra i sei mesi e un anno.
Come proteggersi da uno schema Ponzi
- Diffidare di tendimenti troppo Alti: se un investimento promette ritorni irrealisticamente alti o garantiti, è probabile che si tratti di una truffa;
- controllare la trasparenza: un’azienda o un gestore di fondi che non fornisce dettagli chiari potrebbe essere sospetto.
- verificare la registrazione: prima di investire, controllare che l’azienda o il fondo sia registrato presso le autorità competenti, come la CONSOB in Italia;
- informarsi: è sempre meglio consultare un consulente finanziario o un esperto in materia prima di intraprendere attività poco conosciute o in autonomia;
- evitare offerte al telefono: conviene stare alla larga da proposte di investimento allettanti ricevute via telefono da società e persone che non si conoscono;
- attenzione alla pubblicità: social e app di messaggistica spesso sono veicolo di pubblicità e proposte allettanti, che però nascondono potenziali truffe.
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